
Forse non tutti sanno che da metà novembre abito a Pescara, Abruzzo, patria degli arrosticini. Ho vinto Torno Subito, un bando finanziato dall’unione europea. Grazie alla borsa vinta, sto seguendo un corso professionalizzante in web marketing e pubblicità online presso la Bloo Srl.
A parte il fatto che Pescara è tipo la città più umida dell’universomondo
e che da quando sono arrivata qui ho avuto due volte la febbre, tre volte il raffreddore più una congestione di stomaco, devo dire che mi trovo piuttosto bene. Questo per un semplice motivo: forse – e dico forse – l’Abruzzo è un degno concorrente gastronomico della mia amata Apulia natìa. E dove c’è unto, c’è famelica (parafrasando un famoso payoff tanto in voga dagli anni Ottanta).
Nonostante la serie di malanni che mi hanno afflitta – che mia madre, da brava donna del sud, ha ipotizzato riconducibili a una sorta di malocchio – ciò che mi ha salvata dal cadere in ginocchio a invocare pietà al destino cinico e baro è stato l’enorme entusiasmo che ha riempito questo mese. Ho conosciuto persone splendide e docenti appassionati che mi hanno trasmesso adrenalina e fiducia in un futuro tutto da costruire: con le mie mani.
Voglio raccontarvi di quella volta che, docenti e discenti, siamo andati a mangiare gli arrosticini (in questo caso ovviamente si parla di arrosticini digitali!) in una deliziosa braceria del centro di Pescara, Rostelle & Co. (qui il sito web).

Se non sapete cosa siano gli arrosticini ve lo spiego immediatamente: banalizzando, gli arrosticini sono spiedini di carne di pecora e sono un piatto tipico della cucina abruzzese. Ho detto pecora, non agnello. Da qui la leggera diffidenza che suscitano in chi non li ha mai assaggiati e che di primo acchito li definisce troppo pesanti.
Credevo di aver già assaggiato gli arrosticini prima di quella fredda sera di novembre: oh, quanto mi sbagliavo! Ricordo, infatti, che non mi erano piaciuti granché, soprattutto per la consistenza dura della carne e per il sapore marcato. Quella sera, invece, miracolo dei miracoli, gli arrosticini erano teneri e succosi: li ho apprezzati così tanto da sbranarne ben dodici… E non stupitevi più di tanto, perché al tavolo con me sedevano persone che sono state in grado di varcare la soglia della seconda decina, con grande soddisfazione della gestione del ristorante!

A parte i classici arrosticini di pecora, Rostelle & Co. propone un paio di specials: arrosticini di pollo e arrosticini di fegato. Forse qualche purista storcerà il naso, ma vi assicuro che entrambi erano degni degli arrosticini classici. Vi dico solo che di arrosticini di pollo io ne ho mangiati ben cinque.
A questo punto, ovviamente, diventa necessario un digestivo: cosa se non il tipico ratafià abruzzese? Anche in questo caso è assolutamente impossibile farne uso con moderazione. Dopotutto è per digerire, no?
E così, satolla e leggermente brilla, mi avvio soddisfatta verso casa, in attesa della prossima avventura gastronomica che questa promettente regione vorrà regalarmi.