
Oggi vi voglio raccontare di quella volta che, di ritorno da Pescara per il fine settimana, ho portato il mio ingegnere biondo da Betto e Mary, una trattoria romana che più romana non si può. Se siete di Roma e vi piace mangiare bene, senza preoccuparvi delle calorie che prenderanno possesso del vostro corpo, molto probabilmente conoscete questa trattoria romana in via dei Savorgnan.
Prima di entrare assicuratevi di lasciare fuori dalla porta tre cose: la cravatta, la formalità e soprattutto il lei, che mi ostinavo a rivolgere al cameriere suscitandone il sarcasmo. Ricordatevi invece di portare con voi il vostro migliore appetito, perché le porzioni di Betto e Mary non fanno prigionieri, e avrete bisogno di tutto il vostro entusiasmo per svuotare i piatti. Non si tratterà di un grande sacrificio, diciamo piuttosto che il lungo e saporito cammino che affronterete in questa trattoria romana vi porterà alla vostra meta forse affaticati, ma di certo soddisfatti.
Ma partiamo dall’inizio.
Puntavo questa trattoria romana da settimane, per non dire mesi: ne avevo sentito parlare così tanto che la mia curiosità era diventata davvero pazzesca. Dopo un tentativo abortito per cause di forza maggiore, ero a dir poco impaziente; insomma, ho prenotato per essere sicura di trovare posto, e direi che ho fatto bene visto che il locale era quasi pieno.
Era uno splendido sabato di sole, di quelli che solo Roma sa regalare (sì, lo so, è banale, ma dannatamente vero!), anche se non faceva particolarmente caldo; insomma, il tepore del camino acceso non serviva solo a creare atmosfera, e nell’aria aleggiava l’odore tipico della brace, già all’opera per i primi ospiti.

Ci sediamo, affamati e impazienti. Come antipasti ordiniamo peperoni con i pinoli, nervetti (che non amo, ma che pare siano prelibati), affettati misti, bruschette con paté di fegato e funghi e… se prendete gli antipasti non potete assolutamente non assaggiare i broccoli fritti, che sono una cosa che te dico fermete – mi pare la descrizione migliore, considerando che è una trattoria romana.
Per primo scegliamo la gramiccia, una specie di tagliolini all’uovo molto ruvidi e porosi, più che perfetti per una cacio e pepe con i controfiocchi, che divoro nonostante l’abbondanza degli antipasti. L’ingegnere biondo sceglie la gramiccia con la pajata, consigliata se vi piacciono i sapori forti. Accompagniamo il tutto con del vino rosso – un po’ caro in proporzione al cibo, che invece era piuttosto abbordabile. Chiudiamo con caffè e amaro, e dopo aver pagato usciamo ridendo, brilli e soddisfatti.
Insomma, dopo gli arrosticini pescaresi, Roma ottiene il pareggio grazie a Betto e Mary.